Oggi, come di consueto, pubblichiamo l’articolo dedicato ai nostri abbonati. E questa volta è Luca priori che ci racconta l’importanza del pane alla corte dei Gonzaga e di come questo alimento poteva diventare base di sostentamento, merce di scambio o pura golosità.
Ecco il suo racconto:
Al di fuori del contesto assolutamente sfavillante della ritualità relativa ai magnificenti convivi che si susseguirono senza soluzione di continuità presso la corte gonzaghesca durante i secoli, è interessante analizzare alcuni aspetti inerenti la refezione ordinaria cortigiana e cittadina di epoca rinascimentale, anche quella in tempi di carestia. Un poco come in casa Medici - numerosi sono gli studi a disposizione - anche a Mantova si tentava di produrre in loco il più possibile, si mirava a possedere un’ampia quantità di derrate basilari provenienti dalla filiera più prossima prestando per esempio molta attenzione alla qualità dei raccolti di frumento autoctoni in relazione alle necessità di panificazione successive. Una mini autarchia, insomma.
Frequenti erano però gli scambi economici che il Marchesato prima e il Ducato dopo intrattenevano con gli Stati confinanti - ragioni politiche, ovviamente - e gli approvvigionamenti dall’esterno potevano risultare corposi. In questo caso, al fine di evitare il pagamento di onerosi dazi e gabelle sull’import che avrebbero fatto lievitare enormemente i prezzi del mercato interno cittadino, si percorreva la sempreverde via della persuasione. Come fece per l’appunto Isabella d’Este, consorte di Francesco II Gonzaga, quarto marchese di Mantova … Continua a leggere
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